La rubrica "spilli" ospita articoli e brevi saggi originali che abbiano come scopo quello di stimolare e far riflettere sulla storia contemporanea. Gli spilli pungono, così anche gli articoli pubblicati in questa rubrica risulteranno pungenti, destinati a sollevare dibattiti.
Capitolo I – Introduzione
Il realismo continua a occupare una posizione centrale nel dibattito
teorico delle Relazioni Internazionali. Tra le sue voci più autorevoli spiccano Stephen M. Walt e John J. Mearsheimer, che hanno contribuito a
definire lo sviluppo contemporaneo del paradigma realistico attraverso interpretazioni tanto affini quanto divergenti. Walt è generalmente associato al realismo difensivo,
mentre Mearsheimer è considerato il principale esponente del realismo offensivo.
Nonostante entrambi partano da presupposti strutturali simili—anarchia, razionalità degli Stati, centralità del potere—le loro conclusioni sul comportamento degli attori internazionali differiscono
in modo rilevante. Il presente elaborato offre una ricostruzione sistematica delle loro teorie, confrontandone le implicazioni analitiche e le ricadute sulla politica estera statunitense.
Capitolo II – Fondamenti teorici: due declinazioni del realismo
2.1 Il realismo difensivo di Stephen M. Walt
Walt si colloca sulla scia del realismo difensivo, erede delle riflessioni di Kenneth Waltz, che considera l’obiettivo primario degli Stati la sicurezza, non la massimizzazione illimitata del potere. Secondo questa interpretazione, l’anarchia internazionale incentiva la prudenza più che l’espansionismo; comportamenti aggressivi possono infatti generare contro-bilanciamenti da parte di altre potenze e risultare controproducenti^1.
Walt integra il nucleo teorico del neorealismo con un’attenzione maggiore a percezioni, intenzioni presunte e dinamiche qualitative. La sua prospettiva riconosce che gli Stati sviluppano strategie basate non solo su capacità materiali, ma anche sulla valutazione soggettiva del comportamento altrui.
2.2 Il realismo offensivo di John J. Mearsheimer
Mearsheimer propone una lettura più radicale dell’anarchia, sostenendo che gli Stati perseguano razionalmente la massimizzazione del potere relativo come mezzo per garantire la propria sopravvivenza. Nel suo volume The Tragedy of Great Power Politics, egli afferma che le grandi potenze aspirano all’egemonia regionale^2, poiché nessuno Stato può sentirsi sicuro finché esistono potenziali rivali in grado di minacciare il suo dominio.
In questa prospettiva, il conflitto non è una deviazione dal comportamento razionale, ma una conseguenza strutturale del sistema internazionale. L’incertezza sulle intenzioni degli altri Stati, inoltre, giustifica comportamenti aggressivi e preventive.
Capitolo III – La teoria delle alleanze
3.1 Walt e il “Balance of Threat”
L’opera più influente di Walt, The Origins of Alliances, introduce la teoria del Balance of Threat. Egli sostiene che gli Stati non bilancino semplicemente la potenza, come affermato dal realismo classico e strutturale, bensì la minaccia. La minaccia è determinata da quattro variabili: potenza aggregata, vicinanza geografica, capacità offensive e intenzioni percepite^3.
Questa teoria offre una spiegazione più flessibile e storicamente accurata delle alleanze, che spesso si formano non contro lo Stato più potente, ma contro quello percepito come più pericoloso.
3.2 Mearsheimer e il “Balance of Power” strutturale
Per Mearsheimer, invece, le alleanze sono strumenti temporanei che riflettono la distribuzione del potere materiale. Esse hanno carattere transitorio, poiché gli Stati tendono a riallinearsi quando mutano gli equilibri strategici. Le intenzioni, per Mearsheimer, non sono conoscibili e perciò non possono costituire una base analitica rilevante^4.
Il contrasto tra i due autori riguarda dunque la natura dell’incertezza strategica: per Walt essa riguarda le percezioni; per Mearsheimer è oggettiva e permanente.
Capitolo IV – Le implicazioni strategiche e la politica estera degli Stati Uniti
4.1 La critica al liberalismo internazionale
Entrambi gli autori criticano la grande strategia liberale adottata dagli Stati Uniti dopo la Guerra Fredda, ritenendola inefficace e talvolta destabilizzante. Le politiche di esportazione della democrazia, le missioni di nation-building e l’allargamento di alleanze e istituzioni vengono considerate costose e controproducenti^5.
Tuttavia, le loro proposte differiscono: Walt privilegia un approccio più diplomatico e multilaterale, mentre Mearsheimer enfatizza la logica di potenza.
4.2 L’“Offshore Balancing” nelle due versioni
Sebbene Walt e Mearsheimer condividano la promozione di una strategia
di offshore balancing, essi attribuiscono significati diversi al concetto.
Per Walt, l’obiettivo è ridurre gli interventi militari diretti e delegare il mantenimento degli equilibri regionali alle potenze locali^6. Per Mearsheimer, l’offshore balancing è un mezzo per
impedire l’emergere di egemoni regionali rivali, come la Cina.
L'accordo concettuale maschera dunque un differente livello di ottimismo: Walt vede nell’offshore balancing una via per ridurre i rischi; Mearsheimer lo considera necessario per affrontare un mondo inevitabilmente competitivo.
Capitolo V – Applicazioni empiriche: Russia, Cina e Medio Oriente
5.1 La Russia e il conflitto in Ucraina
Entrambi gli autori sostengono che l’espansione della NATO verso Est abbia contribuito al deterioramento delle relazioni con la Russia^7. Tuttavia:
5.2 La Cina e la competizione per l’egemonia asiatica
Per Mearsheimer, la Cina cercherà inevitabilmente di assumere un ruolo
egemonico in Asia orientale; gli Stati Uniti, a loro volta, cercheranno di impedirlo^8.
Walt ammette la probabilità di una competizione strategica, ma ritiene che una gestione prudente e multilaterale possa mitigare la spirale di sicurezza.
Capitolo VI – Differenze metodologiche e analitiche
Walt integra variabili cognitive, psicologiche e storiche nelle sue
analisi, mantenendo una certa apertura nei confronti delle istituzioni internazionali e degli effetti della diplomazia.
Mearsheimer tende invece a privilegiare modelli astratti e generalizzanti, riducendo al minimo gli elementi non strutturali.
La sua teoria è più deterministica, quella di Walt più condizionata da variabili contingenti. Entrambe le prospettive possiedono una forte capacità predittiva, ma divergono nella valutazione dei margini di manovra disponibili agli attori.
Conclusioni
Walt e Mearsheimer rappresentano le due interpretazioni più avanzate
del realismo contemporaneo. La loro influenza teorica va oltre il mondo accademico, plasmando parte del dibattito politico e strategico statunitense.
Mearsheimer offre una visione tragica e implacabilmente competitiva del sistema internazionale; Walt propone un realismo pragmatico, sensibile alle percezioni e alla diplomazia. Il confronto tra i
due arricchisce la comprensione delle dinamiche globali e offre strumenti indispensabili per interpretare il nuovo contesto geopolitico segnato dalla competizione tra grandi potenze.
Note
Indicazione per citazione bibliografica
L. Raito, L’esempio dei capi. I generali italiani nella grande guerra 1915-18, in “Guerre e società contemporanee”, Rivista Online di Storia Contemporanea, Agosto 2015 (sezione spilli).
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